BREVE DESCRIZIONE DELL'IMPIANTO
La
tipologia di depurazione del refluo consiste in un'ossidazione biologica a
fanghi attivi ed un trattamento terziario di tipo chimico-fisico (chiariflocculazione);
i fanghi prodotti subiscono un processo di stabilizzazione anaerobica prima
dello smaltimento in impianto di compostaggio. Dal mese di giugno 2002 il
CO.R.D.A.R. VALSESIA sta effettuando un monitoraggio in continuo delle
caratteristiche qualitative del fango, e lo smaltimento avviene alternativamente
in agricoltura o in impianto di compostaggio a seconda delle caratteristiche
riscontrate.
La sequenza di trattamento del refluo e dei fanghi operata presso l'impianto può
essere così sintetizzata:
-
LINEA ACQUE
Trattamento primario
1. Grigliatura grossolana
2. Sollevamento
3. Grigliatura fine
4. Dissabbiatura
5. Accumulo
6. Sedimentazione primaria
Trattamento secondario
7. Ossidazione biologica in vasca a fanghi attivi (aerazione a bolle fini)
8. Nitrificazione-Denitrificazione
9. Sedimentazione secondaria
Trattamento terziario
10. Chiariflocculazione
11. Disinfezione
12. Scarico
LINEA LIQUAMI
Trattamento primario
1.
GRIGLIATURA GROSSOLANA
Il pretrattamento di grigliatura grossolana è effettuato su due linee in
parallelo, che alimentano le due stazioni di sollevamento. Le griglie grossolane
servono per separare il materiale ingombrante (soprattutto sassi e legno in caso
di forti precipitazioni) e proteggere le pompe della stazione di sollevamento.
Il materiale separato è raccolto in un cassonetto per poi essere avviato allo
smaltimento.
2.
SOLLEVAMENTO
Il sollevamento del refluo è effettuato tramite due stazioni di sollevamento
indipendenti. La stazione preesistente all'ampliamento è costituita da 6 pompe
sommergibili (3 con portata di 500 m³/ora e 3 con portata di 250 m3/ora),
per una potenzialità complessiva di sollevamento di 1.500 m³/ora (una pompa
per ciascun tipo è di scorta) mentre il nuovo sollevamento è costituito da 3
pompe sommergibili da 1.500 m³/ora. Le pompe sono asservite al segnale
proveniente dal controllo di livello che ne effettua il funzionamento
sequenziale in automatico.
3.
GRIGLIATURA FINE
La sezione di grigliatura fine è ripartita su due linee in parallelo,
costituite da griglie con luce libera tra le sbarre di
4.
DISSABBIATURA
La dissabbiatura statica è condotta in un dissabbiatore a immissione
tangenziale tipo Pista. L'aria viene insufflata in contropressione ed il
materiale depositato (sabbia mista ad acqua) viene estratto dal fondo e
decantato. La sabbia sgocciolata è raccolta periodicamente tramite autobotte e
posta nei letti essiccatori prima di essere avviata in discarica. L'acqua
separata è riavviata alla linea acque in testa all'impianto.
Non è prevista la contemporanea disoleatura del refluo in quanto il refluo da
trattare solitamente risulta privo di oli. In caso di sversamenti anomali, per
far fronte all'emergenza l'impianto è dotato di barriere assorbenti per frenare
gli oli che galleggiano nel canale di alimentazione, nel dissabbiatore e, per
maggior sicurezza, prima dell'ingresso alla fase di chiariflocculazione. Tali
oli vengono quindi aspirati e tolti dal ciclo di trattamento.
5.
ACCUMULO
La sezione di accumulo è costituita da una vasca con volume di
Dalla vasca di accumulo il refluo è sollevato per mezzo tre pompe da 600 m³/ora
e avviato all'ossidazione biologica.
6. SEDIMENTAZIONE PRIMARIA
La sedimentazione primaria è svolta su tre linee in parallelo, costituite
ciascuna da un bacino a pianta rettangolare con superficie utile di 240 m³/ora
ciascuno (il 3° sedimentatore è stato realizzato nei lavori di ampliamento).
Il refluo viene alimentato sul lato più corto della vasca e, chiarificato,
fuoriesce per sfioro dal lato opposto. Il fango (fango primario) si deposita sul
fondo della vasca e viene raccolto da un raschiatore che procede lentamente in
controcorrente rispetto al refluo. Il raschiatore sospinge il fango nella
tramoggia di raccolta, posta in corrispondenza della sezione di ingresso del
refluo, da cui è avviato al pre-ispressitore della linea fanghi.
In
uscita dalla sedimentazione primaria viene dosato il percolato proveniente dalle
discariche, conferito da terzi al Consorzio e stoccato in serbatoio coperto con
volume di
Trattamento secondario
7.
OSSIDAZIONE BIOLOGICA
L'ossidazione biologica del refluo avviene per mezzo di un processo
convenzionale a fanghi attivi, condotto su tre linee in parallelo, con volume di
Le altre due vasche di ossidazione sono aerate tramite 3 rotori Mammut ciascuna,
quindi in esse avviene l'alternarsi di zone aerate e di zone anossiche rendendo
possibile la denitrificazione dei nitrati prodotti nelle zone aerate.
La concentrazione dei solidi sospesi nelle vasche a fanghi attivi è mantenuta a
valori compresi tra i 3 ed i 6 g/l ed il tempo di permanenza medio del refluo
nella sezione di ossidazione è di 7 ore.
Nelle vasche di ossidazione viene alimentato il fango di ricircolo proveniente
dai sedimentatori secondari, il fango giunge in un pozzetto da cui viene
sollevato da 3 coclee (due in funzionamento continuo ed una unità di riserva).
Il ricircolo del fango permette di aumentare l'età media del fango, producendo
fango più stabilizzato, e migliora l'efficienza del processo biologico per la
maggiore concentrazione di biomassa nella vasca.
E' prevista una stazione per il dosaggio di batteri selezionati per
l'abbattimento dei tensioattivi, da utilizzarsi in casi eccezionali (nei periodi
invernali ed in quelli di maggiore carico inquinante). I batteri, liofilizzati
in polvere, sono preparati con acqua calda in un bacino di miscelazione rapida.
Essendo presente una forte componente tessile nel refluo trattato dall'impianto,
il problema maggiore è la degradazione dei tensioattivi. Alcuni di essi, quelli
non ionici (B.i.A.S.), sono difficilmente degradabili per via biologica, mentre
possono essere adsorbiti su sostanze come il carbone attivo. Per questo motivo,
nella vasca di ossidazione è prevista una stazione per il dosaggio di una
miscela acqua e carbone attivo in polvere (circa 5-6 mg/l), preparato in una
vaschetta di miscelazione rapida e dosato con una pompa peristaltica nella
sezione di ossidazione. Il carbone permette di adsorbire i tensioattivi e
rimuovere contemporaneamente parte del colore. Tale dosaggio (come quello dei
batteri) ha carattere eccezionale ed attualmente non è utilizzato.
8. SEDIMENTAZIONE SECONDARIA
La sedimentazione secondaria è svolta in parallelo in tre sedimentatori, due
preesistenti ed uno realizzato con i lavori di ampliamento.
I sedimentatori sono costituiti da bacini tronco-conici a flusso radiale con
superficie utile di
I fanghi si depositano sul fondo della vasca e vengono convogliati al centro da
una lama raschiatrice parabolica. Dalla tramoggia centrale, il fango è avviato
in parte alla vasca di ossidazione, come fango di ricircolo, ad una
concentrazione di circa 8-10 g/l e in parte al pre-ispessitore della linea
fanghi, perciò tolto dalla linea liquami, come fango di supero (ossia prodotto
dallo sviluppo eccessivo della biomassa).
Trattamento terziario
9.
CHIARIFLOCCULAZIONE
Il trattamento terziario serve per rimuovere dal refluo le particelle di
dimensioni minori (sostanze colloidali), principali responsabili del colore. La
chiariflocculazione comprende le fasi di coagulazione, flocculazione e
sedimentazione.
La coagulazione consiste nella formazione di piccoli nuclei, i coaguli, ottenuta
mediante il dosaggio di agenti coagulanti che, in ambiente di forte turbolenza,
riescono a destabilizzare la sospensione. Nell'impianto, la coagulazione viene
effettuata in una vaschetta di miscelazione rapida, utilizzando policloruro di
alluminio come agente coagulante, insieme ad un decolorante cationico. La
flocculazione consiste nella formazione di fiocchi di dimensioni maggiori,
ottenuta dosando agenti flocculanti (in questo caso poliacrilammide,
polielettrolita anionico) in ambiente con lenta miscelazione, in modo da
ottenere fiocchi che inglobano le particelle da separare. La sedimentazione è
l'ultima operazione della sequenza, permette di separare i colloidi, ormai
destabilizzati ed inglobati nei fiocchi, per effetto della gravità. Il
chiariflocculatore è costituito da un bacino circolare in cui il refluo viene
alimentato dal centro e risale attraverso un letto misto costituito da fango
chimico che, rimanendo in sospensione a formare una nube di fango, effettua
un'azione di filtrazione dei fiocchi. Il refluo che attraversa il fango chimico
in sospensione si libera dei fiocchi e viene sfiorato dal perimetro ed avviato
alla vasca di clorazione finale.
Il fango chimico prodotto è immesso nel circuito dei fanghi biologici.
10.
DISINFEZIONE
La sezione di disinfezione è costituita da una vasca a setti, dove dovrebbe
avvenire la clorazione del refluo prima dello scarico nel fiume. Data l'assenza
di batteri in questa fase dell'impianto, la vasca di clorazione viene
attualmente utilizzata come laminazione prima dello scarico, ma non viene dosato
alcun agente ossidante.
11.
SCARICO
Dopo questa sezione dell'impianto, prima dello scarico nel fiume, il refluo
percorre alcune piccole cascate che aumentano la turbolenza delle acque. Per
questo motivo, il refluo viene addizionato di un antischiuma diluito.
Lo scarico finale dell'effluente depurato avviene nel Rio Scalvai
- LINEA FANGHI
A)
fanghi biologici
1. PRE-ISPESSIMENTO
I fanghi estratti dai bacini di sedimentazione secondaria sono in parte
ricircolati nella vasca di ossidazione (fanghi di ricircolo), in misura circa
uguale alla portata di refluo alimentata, ed in parte avviati al bacino di
sedimentazione primaria (fanghi di supero biologici). Nel bacino di
sedimentazione, i fanghi biologici contribuiscono a migliorare il rendimento
della sedimentazione primaria, in quanto aumenta la concentrazione dei solidi
sospesi, poi vengono estratti insieme ai fanghi primari e mandati al
pre-ispessitore.
Il pre-ispessitore dinamico è un bacino a pianta circolare dotato di ponte
raschiatore che effettua la concentrazione per gravità del fango, in modo da
ridurre le portate da avviare alla digestione anaerobica. La percentuale di
sostanza secca nel fango aumenta dal 3% in ingresso al 5% dopo il
pre-ispessitore. L'impianto è provvisto di decanter per l'ispessimento dinamico
del fango previo dosaggio di polielettrolita cationico prima del digestore
anaerobico, attualmente si sta sperimentando l'alimentazione diretta del fango
preispessito al digestore per ridurre il costo dei reagenti.
L'acqua separata dal fango, ricca di inquinanti, è rimessa in circolo in testa
all'impianto e segue la depurazione prevista nella linea acque.
2.
DIGESTIONE ANAEROBICA
Il processo di digestione anaerobica serve per stabilizzare il fango, ossia
ridurre la quantità di solidi volatili presente (circa il 75% nel fango fresco)
e diminuirne la putrescibilità al fine di effettuare lo smaltimento senza
pericolo di contaminazione batterica.
Il digestore anaerobico del Consorzio è del tipo monostadio a letto misto con
ricircolo, privo di miscelazione meccanica e riscaldato. La miscelazione del
digestore è affidata alla turbolenza derivante dall'introduzione del fango
fresco nel digestore e dalla produzione di biogas. Il ricircolo del fango già
digerito serve per riciclare nel digestore una popolazione metanigena già
attiva e favorire il delicato equilibrio della fase di metanogenesi.
La temperatura all'interno del digestore è mantenuta costantemente a 33-
3. POST-ISPESSIMENTO
I fanghi in uscita dalla digestione anaerobica sono avviati ad in
post-ispessitore, che è costituito da un bacino a pianta circolare identico al
pre-ispessitore, in cui è effettuata la separazione per gravità dell'acqua dal
fango. Come già segnalato a proposito del pre-ispessitore, l'acqua separata è
riavviata alla linea acque e subisce un trattamento di depurazione insieme al
refluo.
4.
DISIDRATAZIONE MECCANICA
La stazione di disidratazione meccanica è composta da una nastropressa, i
fanghi prima di essere avviati alla disidratazione sono condizionati tramite
l'aggiunta di un polielettrolita che migliora la caratteristiche di addensabilità
delle particelle del fango. I fanghi disidratati sono raccolti in cassoni
scarrabili e smaltiti mediante spandimento diretto in agricoltura o avviati
all'impianto di compostaggio.
Sono presenti anche tre letti di essiccamento di emergenza, da utilizzare nel
caso di avaria della stazione di disidratazione, che effettuano la
disidratazione naturale per gravità del fango. Attualmente, uno di questi letti
è utilizzato per essiccare le sabbie separate nel dissabbiatore.
- LINEA GAS
Il biogas prodotto è una miscela di metano (circa 65%), anidride carbonica
(circa 25%) e idrogeno solforato. Dal digestore anaerobico in cui è stato
prodotto, il gas è estratto e conservato in un gasometro a campana flottante.
La produzione di gas è fortemente influenzata dalla caratteristiche del fango e
comunque attualmente non sufficiente a garantire l'autosufficienza termica del
digestore.
Il biogas prodotto è bruciato in torcia, ma è in fase di realizzazione un
filtro per la rimozione dell'idrogeno solforato dal gas prodotto per permettere
di utilizzare il biogas nella caldaia per il riscaldamento del fango.